Il complesso della Tonnara dell'Arenella ha origini molto antiche
Nel 1830 Vincenzo Sr. acquista la trecentesca Tonnara dell’Arenella dai Valguarnera, Principi di Niscemi e Duchi dell’Arenella ma soltanto intorno agli anni Quaranta verrà fatta edificare una residenza di prestigio in alternativa alla grande ma dimessa casa di via dei Materassai.
Vincenzo Sr. per l’occasione affida a Carlo Napoleone Luca Giachery, giovane architetto padovano d’origini francesi,
la riconfigurazione a dimora della Tonnara dell’Arenella, il quale, per la sua raffinatezza e grandi capacità d’architetto, sarà destinato ad essere consigliere, uomo di fiducia e braccio destro del Senatore.
Giachery verrà influenzato dal gusto anglosassone di Vincenzo, realizzando la residenza dei cosiddetti Quattro Pizzi (1844) in stile neogotico inglese, destinata a rappresentanza, una Coffee-Tea House, comune in tutte le famiglie di imprenditori inglesi in città.
La bellezza e il fascino del luogo colpirono persino gli Zar di Russia (Nicola I Romanov, la consorte Aleksandra Fëdorovna, al secolo Carlotta di Prussia, e la figlia, la Granduchessa Olga),
giunti in visita negli anni ’45-’46, si innamorarono di questo stile così eclettico, chiedendo persino i disegni, i rilievi e i modelli dei Quattro Pizzi, con il fine di realizzarne una scenografica copia a Peterhof sulle rive del Golfo di Finlandia, chiamandola “Villa (o Cottage) Renella” o anche “Casetta Italiana”, oggi purtroppo non più esistente.
Soltanto negli anni Trenta del Novecento per volontà di Vincenzo Jr. venne decorato fastosamente il soffitto della Palazzina,
fondendo elementi architettonici medievali e altri neogotici inglesi, come le quattro guglie svettanti e il un grande soffitto con volta ad ombrello con fastose decorazioni dai colori accesi inondate dalla luce che proviene dall’esterno grazie alle grandi finestre a sesto acuto dalle quali è possibile vedere l’interno Golfo di Palermo e parte della sua provincia, lasciando trasparire il mondo che i Florio erano abituati ad osservare e in parte a possedere.
Al suo interno sono esposti cimeli e ricordi di famiglia: fotografie, disegni, la toeletta usata da Franca Florio nello Yacht Aegusa, diverse tipologie di ceramica (da quelle più pregiate e antiche a quelle industriali più recenti nella produzione Florio), servizi di bicchieri (anche quelli più alti da tavolino), targhe, coppe e un bellissimo lampadario Tiffany.
Durante la Seconda Grande Guerra le pareti interne della Casina furono ricoperte di pigmento nero dalle truppe naziste che la usarono come base militare causando parecchi danni strutturali. Durante l’occupazione americana, invece la ceramica Florio veniva usata per il tiro a piattello.